di Paolo Rada
Una delle dizioni politiche più in voga in questo ultimo decennio è la parola sovranismo alla quale fa da contro altare, opposizione irriducibile la parola globalismo… Così è quanto ci viene presentato da parte di tutti i mass media siano essi a favore, una infima minoranza, o contrari al sovranismo. Il dato allarmante è che tutti, all’ interno dell’agone politico, accettano o si fanno addirittura interpreti questa supposta antitesi anche coloro i quali si presentano quali avversari del sistema mondialista : essa sembra essere divenuta una sorta di tautologia. Ricordiamo, en passant , che il sistema mondialista ha per scopo, repetita juvant , l’instaurazione di un unico governo mondiale, a guida ONU secondo la corrente mondialista che possiamo definire cosmopolita, o a guida israelo-americano secondo la corrente mondialista che possiamo definire americanista. Governo mondiale che, proponendosi quale parodia della visone universale propria di tutte le civiltà tradizionali, dove alla parola tradizionale intendiamo civiltà fondate sull’ essere, sullo spirito secondo l’accezione che a queste parole hanno dato Julius Evola, Renè Guènon e in generale tutti gli autori appartenenti alla scuola tradizionalista o perennialista, si proporrà quale potere totalitario che cancellerà, annienterà qualsiasi forma religiosa, tradizionale, etnica, culturale e politica.
Naturalmente il processo volto all’ instaurazione di un unico governo mondiale, e alla cancellazione di qualsiasi specificità e/o identità non coincide solamente con quello che viene definito, a seconda dell’ideologia politica dell’affermante liberismo economico, Unione Europea, imperialismo Usa, visione materialistico-marxista dell’esistenza, perdita dei valori ecc. ma è un processo storico che, compiutamente possiamo affermare si sia manifestato in maniera netta e totale in Europa con la fine dell’ecumene medievale, ma che affonda le sue radici nella metastoria, in quello che viene chiamato dalla teologia cattolica il mistero dell’iniquità, nel mistero dell’ antitradizione e della controiniziazione e che dunque ha origini non certamente umane, sebbene siano poi gli uomini che consapevoli o meno si fanno promotori al nostro livello di esistenza delle istanza proprie del nemico dell’uomo…
Ma, dopo questo breve excursus, torniamo al problema che ci siamo posti all’ inizio di questo articolo, ovvero se sia giusta o meno la distinzione irriducibile, ontologica fra partiti politici sovranisti, partiti politici globalisti, ideologia sovranista ed ideologia globalista. Sopra abbiamo ricordato, accennando al mondialismo che esso nelle sue forme più basse, umane, politiche si divide fondamentalmente in due correnti una che vede nell’ ONU e negli organismi sovranazionali pubblici (es . Unione Europea, accordi economici mondiali, Gatt, WTO ecc) o semi pubblici (Bildelberg, Trilateralcommision, CFR ecc.) gli organi istituzionali del futuro governo mondiale ed un’altra che si immagina un unico governo mondiale non a guida ONU, ma a guida statale, nazionale e che oggi (nell’ ottocento l’Inghilterra ricopriva questo ruolo, sebbene anche ora vi è una pur piccola corrente all’ interno del mondialismo che suffraga questa tesi) vede negli Stati Uniti d’America l’entità statale che dovrebbe guidare il processo portante ad un unico governo mondiale. Se la prima ipotesi afferma e si dipana attraverso la cessione parziale, ma continua di sovranità da parte degli stati nazionali verso le istituzioni mondialiste, la seconda ipotesi prevede invece una sorta di americanizzazione politica, militare (pensiamo alla NATO o alle alleanze che vi sono tra Stati Uniti e vari governi nel mondo) culturale attraverso la creazione di governi fantoccio, nominalmente sovrani, ma fattualmente guidati da Washington.
Pensiamo sia chiaro a tutti come queste due correnti mondialiste lavorino di pari passo: noi oggi siamo in un’epoca storica dove vediamo operare queste due correnti simultaneamente, parallelamente, e a volte, naturalmente anche scontrandosi. E’ interessante inoltre notare come determinate entità statali che si oppongono anche militarmente, un esempio su tutti la Russia, o contestano attraverso la diplomazia o la competizione economica la presenza militare americana e occidentale nel mondo, un esempio su tutti la Cina, fanno sempre riferimento nel loro agire alle risoluzioni dell’ONU, al diritto internazionale il quale dovrebbe essere il supremo giudice tra le contese che oppongono gli stati gli uni agli altri…
Dunque non possiamo non trarre la conclusione che la distinzione attuale avallata da tutti i media tra partiti politici sovranisti e partiti politici globalisti (nel nostro caso europeisti) non è che il classico specchietto per le allodole : non è casuale che tutti i movimenti sovranisti facciano riferimento in politica estera agli stati Uniti d’America e che non denuncino, come dovrebbe essere nella logica delle cose, l’asservimento dei vari stati nazionali agli USA, ma denuncino solamente la cessione di sovranità nazionale dei propri stati verso le istituzioni mondialiste : Unione Europea, ONU ecc. Non dobbiamo altresì dimenticare che la creazione degli stati nazionali, da Filippo il Bello in poi sino arrivare al risorgimento italiano e il susseguente nazionalismo è stato il primo passo verso la distruzione dell’idea di stato tradizionale, di teocrazia universale e che per di più molto spesso uno stato nazionale non coincide con la nazionalità. Ad esempio la Palestina o il Tirolo sono nazionalità a cui non corrisponde una nazione, uno stato. Il concetto di stato nazionale ha, nel manifestarsi storico distrutto, cancellato intere popolazioni, intere nazionalità. La Bretagna o la Borgogna ,ad esempio, furono a forza inglobate e cancellate nello stato giacobino francese. Molto spesso addirittura la nazione fu il frutto di una creazione a tavolino attraverso accordi tra i vincitori di una guerra : due casi emblematici potrebbero essere la Jugoslavia e la Cecoslovacchia. In questo caso alla nazione non corrispondeva nessuna nazionalità. Illudersi di combattere l’universalismo mondialista appoggiandosi al nazionalismo antitradizionale vuol dire opporsi ad un male maggiore attraverso un male minore …
E’ da menzionare inoltre il fatto che vi sono anche piccoli gruppi politici, movimenti d’opinione minoritari che si presentano antimondialisti e ad anti USA, ma che poi adottano l’equivoco schema che potremmo definire di “difesa dell’Europa” dall’ invasione islamica, molto spesso facendo leva su un rozzo laicismo, e che guarda caso va a coincidere con le politiche antislamiche ed antireligiose proprie del sistema mondialiste. Non capire che oggi l’Islam è il naturale alleato per tutti coloro i quali vogliono la liberazione dell’Europa dalla tutela americana e che l’Islam, forma tradizionale ortodossa, è il principale antagonista politico, militare, culturale del sistema mondialista è indice di miopia politica. Certo siamo consapevoli che l’Islam non è un blocco unitario e solido senza distinzioni al suo interno, e che vi sono correnti e stati islamici, pensiamo all’ Arabia Saudita e al wahabismo, che manifestano un’alleanza ferrea verso gli Stati Uniti e il mondo occidentale, ma siamo altresì consapevoli che l’Islam oggi, volenti o nolenti, è l’unica forma tradizionale ortodossa che si oppone al mondialismo, e che lo stesso Islam wahabita è si alleato degli Usa e dell’Europa, ma, culturalmente, è quanto più lontano vi sia da una visione laica della politica e/o dell’esistenza caratterizzante il modello culturale dell’ american way of life e dell’occidente in generale. Non è casuale che la Repubblica Islamica dell’Iran principale stato che oggi combatte e si oppone la progetto egemonico mondialista è fautore del principio dell’unità islamica (1), ovvero della creazione di un unico blocco formato da un miliardo e mezzo di credenti che possa realmente opporsi a tutti i livelli -politico, economico, militare- al progetto antitradizionale mondialista. A questo erigendo blocco tradizionale dovrebbero andare i favori, le simpatie di tutti coloro che nel mondo, musulmani o uomini aderenti ad altre forme tradizionali hanno individuato nel sistema mondialista il manifestarsi nell’ attualità del nemico dell’uomo, dell’ antitradizione, della controiniziazione, del mistero d’iniquità.
Purtroppo, in Europa, quello che emerge sembra essere il fatto (speriamo naturalmente di essere smentiti…) che all’ interno dell’agone politico, sembra palesarsi attraverso la dicotomia sovranismo vis globalismo, la divisione del sistema mondialista nel suo agire esteriore e politico nella corrente mondialista americanista e la corrente mondialista cosmopolita.
Paolo Rada
Note
1) L’Imam Khomeyni , fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran nel suo testamento politico si appellava non solo ai musulmani, ma a tutti gli uomini liberi, e che lo stesso Imam Khomeyni divise il mondo non più in musulmani e non musulmani, ma in arroganti e senza scarpe, in oppressi e oppressori. Siamo consapevoli che i recenti avvenimenti in Siria, Iraq, Yemen hanno sicuramente rallentato il processo di unità islamica, e più in generale di unità degli oppressi di tutto il mondo , ma esso è il faro che guida la politica estera della Repubblica Islamica dell’Iran la quale è sempre subordinata alle direttive della Guida suprema l’ayatollah Khameney al di là di chi siamo i vari ministri degli esteri o i vari governi che si succedono in Iran.
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