di Paolo Rada
E’ da quando abbiamo l’età della ragione che il quesito che affronteremo subitamente, in qualche modo ci tormenta … Sebbene non vecchissimi, nella scuola dell’obbligo venivano esaltati e celebrati con fasto e spirito acritico nelle scuole il risorgimento, i fratelli Bandiera, Pisacane, le cinque giornate di Milano, i comuni in rivolta contro il dispotismo teutonico (l’interventismo e la prima guerra mondiale un po’ meno, ma d’altronde fra gli intervisti c’era Mussolini…). Ora, forse in nome del rispetto delle altrui non-identità e del fatto che tutto ciò che è nazionalismo, patria viene visto come veicolo inevitabile degli orrori del XX secolo, vi sarà meno enfasi nel proporre questi temi agli alunni…
Questa premessa serve ad introdurre la problematica che tanto ci tormenta: l’Italia è una nazione con una storia comune, una identità condivisa, o Italia è solamente un nome geografico, affibbiato a popoli diversi che si sono ritrovati a vivere nella penisola ed unificati a forza contro la loro volontà, dall’espansionismo piemontese nella contemporaneità e dalle guerre che Roma scatenò contro il resto del mondo allora conosciuto nell’antichità?
O forse, meglio ancora, possiamo dire che la patria dell’ abitante della penisola italica fosse ed è il suo comune, il suo campanile, la sua famiglia? Quest’ultima, ultimamente forse un po’ meno, la si potrebbe sostituire con il cerchio di amicizie, interessi, affetti di cui l’individuo, il singolo individuo-atomo è attorniato?
E ancora, i Savoia nel momento in cui decisero di unificare la penisola sotto la loro guida si sentirono più piemontesi o più italiani? Ad esempio, Umberto I preferiva esprimersi non in italiano ma solamente piemontese, ed anche Vittorio Emanuele terzo, parlava con i suoi stretti collaboratori più a facilmente in piemontese che in italiano … e forse è da intendersi, spiegarsi, oltre alla vigliaccheria, anche il suo essere più piemontese che italiano anche il suo vile comportamento l’8 settembre allorché lasciò, scappando, un’ intera nazione, un intero esercito senza ordini ed in balia alla rabbia degli ex alleati tedeschi. Egli forse non sentiva nessun tipo di responsabilità verso l’Italia, verso una nazione che non sentiva quale sua … Se si fosse sentito italiano, e non solo il Re che governa l’Italia, forse avrebbe nutrito più senso di responsabilità, più senso del dovere, della dedizione, forse il popolo di cui, teoricamente sarebbe stato il più illustre, il primo cittadino … Probabilmente anche gli altri attori in quel fatidico settembre ebbero quale supremo principio di identità non la nazione ma la propria parte politica, il proprio clan, il proprio interesse…
Non quale scusante a comportamenti che avrebbero un intero paese nella guerra civile, ma per capire, per comprendere si può forse ipotizzare che se il concetto di Italia, l’idea di Italia fosse stata presente in loro, forse avrebbero avuto un ben altro comportamento. Perché, dunque, non vi fu, in quasi nessuno degli attori di quell’esempio storico a noi vicino, e che, utilizziamo come supporto esemplificativo, il senso della Patria, l’amore verso la propria nazione ? Forse perché l’Italia non è mai stata una nazione ? E che quando lo divenne, ciò avvenne solamente grazie a guerre di annessione che uno degli stati componenti la penisola compiva ? E che dunque l’epopea risorgimentale, l’idea di un popolo in armi che da Caltanisetta ad Udine si solleva contro vari dominatori stranieri è fallace se non menzognera ? È stata solamente per anni una storia-propaganda aduso e consumo del Regno savoiardo tramutatosi in Regno d’Italia, del fascismo poi, e della pedagogia storica democratico-repubblicana che ha visto nella resistenza contro le truppe tedesche nella seconda guerra mondialee l’esercito delle R.S.I. la continuazione del risorgimento ? Il secondo risorgimento ?
Oggettivamente possiamo affermare che in Italia abbiamo tre grandi aree geografiche : l’area che gli antichi romani chiamavano Gallia cisalpina che è forse, lo diciamo senza spirito di sterile polemica campanilistica, è l’unica area dello stivale che è in tutto e per tutto europea, o forse per meglio dire simile all’Europa continentale, vicina sia culturalmente che storicamente all’area franco-germanica la quale è dalla caduta dell’impero romano d’Occidente l’ossatura dell’Europa.
Una seconda area che è forse quella che potremmo definire propriamente Italica e che in qualche modo coincida con quello che fu per secoli lo stato vaticano il quale, oggettivamente unificò culturalmente, amministrativamente, politicamente quelle zone. Detta seconda zona comprende dunque il Lazio, gli Abruzzi, l’Umbria, le Marche e la Toscana, ed è un’ area abbastanza unita sia a livello storico che culturale, sebbene la Toscana abbia avuto una storia in parte diversa rispetto alle altre regioni da noi menzionate.
E infine abbiamo la zona del profondo sud, area la quale ha anch’essa una forte identità comune, avendo avuto prima gli angioini, poi gli aragonesi e per finire i borbone come dominanti, per quanto riguarda la zona continentale quale collante unificante… Il caso della Sicilia è leggermente diverso, avendo avuto una storia non simile, ma la Trinacria si potrebbe considerare facente parte di quest’area… La Sardegna invece ha avuto una storia a se e sinceramente non rientra in nessuna di queste zone…
A supporto della divisione da noi proposta può essere utile il fatto storico che, una volta, dissoltosi l’impero romano, a livello linguistico, non nacque l’italiano, ma nacquero varie zone linguistiche, nacquero lingue differenti e con caratteristiche diverse, nacquero seppur con differenze interne, tre grandi aree linguistiche corrispondenti alle zone da noi indicate … Il fiorentino divenne la lingua franca dei letterati abitanti la penisola solamente nel rinascimento, una volta vinta la contesa con la lingua parlata a Roma. Lo scontro tra il romano ed il fiorentino su quale lingua avesse dovuto divenire quella convenzionale tra i letterati durò circa un secolo con la vittoria, appunto, del toscano il quale divenne così nel corso dei vari secoli la lingua italiana …
Paradossalmente la zona che ha avuto più distinzioni e divisioni è la zona che corrisponde al Nord Italia. Diciamo paradossalmente in quanto è quella che rivendica ora una maggiore autonomia, ora l’indipendenza, ponendo sempre come base una supposta storia comune. Storia comune che non è mai esistita, anzi … L’unica zona del Nord Italia con caratteristiche unitarie simili, è quella che corrisponde al concetto di Veneto allargato, ovvero a quelle zone venete, lombarde e friulane che furono sotto il dominio della Repubblica Veneta, del Leone di San Marco. La Lombardia è un’espressione geografica, visto che le zone della Lombardia orientale (Brescia e Bergamo) sono più simili al Veneto che alla Lombardia propriamente detta, e considerando che la Valtellina è una propaggine del cantone dei grigioni, mentre le province di Como e Varese sono attigue e contigue al Canton Ticino. La Lombardia, inoltre, è stata la culla dei comuni, dei particolarismi, di faide e di lotte fra città e città. Anche la cosidetta Lega lombarda del XII secolo non vide tutti i comuni lombardi ergersi contro l’imperatore Barbarossa : Lodi era una città che parteggiava con l’Imperatore.
Se a queste differenze, sia all’interno che tra le grandi aree geografiche componenti la penisola italica, aggiungiamo il fatto che la dinastia la quale unificò l’Italia attraverso le guerre d’indipendenza, il risorgimento (su mandato britannico …), fu una casata regnante che ebbe le sue radici nell’attuale Francia e che osservando il comportamento delle truppe piemontesi man a mano che avanzano verso il sud della penisola, coadiuvate in questo da civili armati, truppe paramilitari abbiamo il comportamento di un esercito di occupazione ed invasione con il suo strascico di stragi, massacri, deportazioni di intere popolazioni ecc. Popolazioni che, continuando, anche dopo l’occupazione piemontese non sentirsi parte della nuova entità statale, intrapresero una guerriglia contro un esercito e delle istituzioni viste quali occupanti. Questi ribelli, naturalmente vennero chiamati briganti … Probabilmente se fossero riusciti nell’intento di scacciare l’esercito piemontese e avessero vinto, sarebbero stati chiamati patrioti in armi contro l’invasore e probabilmente l’epiteto di briganti sarebbe andato agli invasori… Altresi interessanti risultano, i resoconti che gli amministratori, prefetti, burocrati piemontesi inviati, nei primi anni del regno, dalla Sicilia dalla Campania a Torino per rcapire quanto essi fossero culturalmente, psicologicamente lontani da quei luoghi, di come non capivano per nulla la realtà sociale, gli usi, i costumi, le tradizioni di quelle popolazioni che avrebbero dovuto amministrare.
Il fascismo tentò, attraverso la forza propria di uno stato autoritario di creare una identità comune accentrando e centralizzando il più possibile la cosa pubblica, imponendo forzatamente a tutta l’Italia un credo politico comune. Venne utilizzato oltre al mito di Roma, il mito del risorgimento, del rinascimento creazione del genio italico ecc. Fu tutto un fiorire di una storia non solo patria, ma universale, in cui il genio latino-italico-mediterraneo era il protagonista delle più grandi conquiste dell’umanità, il tutto sempre visto come una creazione di una nazione, di un popolo, di una cultura, di una storia uguale per tutti e comune… Si presero singoli episodi storici, appartenenti alla storia di singole zone della penisola e li si colorò di italianità : esempio di questo fu l’utilizzo propagandistico della lotta di qualche comune lombardo alleato al papato, contro l’imperatore il quale, come già detto sopra era alleato, di altri comuni.
Non si tenne conto della differenza essenziale che intercorre tra nazionalità e nazione, tra popolo e nazione… non tutte le nazioni sono espressioni di nazionalità e non tutte le nazionalità trovano espressione in una nazione. Esempio di nazionalità senza nazione può essere citato il Kurdistan. La nazionalità significa usi, storia, una lingua, una religione comune. Esempio di nazione al cui interno vi erano più nazionalità era la ex Jugoslavia la quale ha moltissimi tratti in comune con l’Italia. La differenza fondamentale deriva dal fatto che in Italia abbiamo una religione comune, cosa che ha forse impedito una disgregazione simile a quanto avvenuto nella nazione a noi confinante … Altra cosa fondamentale da tenere in considerazione è il fatto che lo stato precede la nazione e non il contrario: quando una organizzazione statale unica, una unica burocrazia, una unica legge positiva, un unico esercito si impongono in un territorio ecco sorgere la nazione senza che, però sia sorta una nazionalità: si avrà in questo caso la nascita di una nazione e molto spesso la conseguente creazione di miti artificiali, di una storia comune comprovante una presunta nazionalità pregressa … . E’ , d ’altronde naturale, che una siffatta situazione nel momento in cui si protrae per lungo tempo, per svariati secoli creerà una parvente e, forse anche effettiva nazionalità.
In ogni caso per tornare al periodo fascista, nonostante la creazione del mito del risorgimento visto quale epopea popolare, del mito di una nazione (?) in armi contro lo straniero, e nonostante la retorica guerriera propinata per 20 anni ad un popolo che la subì passivamente bastarono un paio di anni di guerra con le privazioni che essa comporta, ed un intera nazione voltò le spalle al suo condottiero. Diverso fu il caso, l’esempio della nazione (senza punti di domanda) inglese o del popolo tedesco, i quali nonostante le privazioni che subirono non pensarono minimamente a cedere di fronte al nemico che li aveva bombardarti o di accogliere festosamente gli eserciti nemici invasori, di colpo divenuti alleati e liberatori…
Stante questi fatti dobbiamo dunque chiederci : il popolo italiano è un popolo strutturalmente composto di vigliacchi e codardi o altrimenti non esiste un popolo italiano, che sente un impegno comune, una comune identità, un comune destino. Ma invece di un popolo nella seconda delle ipotesi esistono solamente singoli individui, singole realtà geografiche che non sentono nessun rapporto di comunanza con le altre zone del paese. Un tratto mai voluto esaminare della resistenza è che essa fu anche una sorta di rivolta contro vent’anni di stato centralista e di mito dell’italianità che aveva pervaso la cultura e la propaganda fascista. Nella resistenza vi furono forti componenti federaliste.
Forse nel fatto di non essere nazionalità ma solamente nazione sta la spiegazione del profondo individualismo, menefreghismo che accomuna un po’ tutti gli abitanti della penisola da nord a sud…è il particolare che vince direbbe Guicciardini. Ma se vince sempre il particolare, il proprio piccolo interesse paesano è forse perché l’Italia, quale nazionalità non esiste, non esiste una nazionalità italiana come ad esempio esiste una nazionalità francese, inglese ecc, ma esistono invece popoli diversi unificati a forza attraverso il risorgimento e che costituiscono la nazione italiana.
Negli usi, nei costumi, diremmo anche nella lingua, vi sono veramente profonde differenze tra ogni zona d’Italia, l’aver voluto negare tutto ciò in nome di una storia unitaria ha portato come conseguenza non la creazione di una nazionalità, di un sentire comune, ma solamente incomprensioni, odi, fra le varie parti della penisola che persistono persino ora a circa 150 anni dell’unità d’Italia.
Forse la soluzione istituzionale più consona alle differenze intercorrenti tra le varie zone d’Italia, sarebbe stata quella di creare uno stato confederato, e non uno stato centralista. Per citare ancora un esempio storico, che secondo noi è esemplificativo riguardo le profonde differenze che intercorrono tra le varie zone della penisola, basti pensare al fatto che quando Roma aveva già occupato quasi tutta la zona del sud del mediterraneo, più la maggior parte della Spagna e della Francia, non era ancora riuscita a penetrare con i suoi eserciti nelle valli alpine, le quali vennero occupate e conquistate solamente dall’imperatore Ottaviano Augusto…
Creare un popolo dal nulla non è un impresa che si può fare a tavolino, forse il caso dell’ Italia ne è la dimostrazione e ora dopo circa 150 anni di centralismo lo vediamo molto bene. Al di là delle differenti forme istituzionali : monarchica prima, fascista dopo, repubblicana attualmente, abbiamo sempre la presenza di un elemento comune : il fatto che tutti e tre questi modelli furono centralisti.
Nei primi trent’ anni dell’unità d’Italia fu l’elemento piemontese che centralizzando le istituzioni, tentò di “nordizzare” o per meglio dire piemontizzare tutto il resto dell’ Italia; successivamente il Fascismo tentò di “fascistizzare” e uniformare al suo credo tutta la penisola; dal 1945 in poi l’Italia è venuta a coincidere invece nelle sue strutture ufficiali, nella sua burocrazia, in una parola in quello che definiamo “settore pubblico” più che altro con l’elemento meridionale della penisola : in particolare l’elemento campano, laziale e siciliano. Se prendiamo quali esempi la Tv pubblica o l’ex Compagnia di Bandiera, l’Alitalia, abbiamo addirittura la presenza, quasi con percentuali bulgare, dell’elemento romano…
Con questo vogliamo dire che mai vi è stato un sentimento di unità, di vicinanza tra le istituzioni dello stato italico ed il popolo che in quelle si doveva riconoscersi o sentirsi rappresentate… furono piemontesi per i meridionali, fasciste per l’italiano medio, ed ora espressione della “meridionalità” per gli abitanti del nord … da qui la disaffezione, il non fidarsi da parte dell’italiano verso le istituzioni stesse, ed il fatto che coloro i quali si trovino a lavorare al loro interno non le considerano espressione di uno stato, ma le considerino proprio terreno personale, propria zona da cui trarre maggior profitto per se e per i propri familiari o affini..
Il problema forse più grave dell’Italia di oggi è che va di là dei vari schieramenti politici, in questo accomunati, è che, è forse per il motivo dell’inesistenza della nazionalità italica, ma dell’esistenza solo di uno stato-nazione che chiunque assurga al potere considera le istituzioni proprio luogo di conquista, da cui dispensare favori, prebende, regali agli amici e da cui trarre il massimo beneficio personale.
In effetti, concludendo, un’altra caratteristica accomunante tutti i vari governi succedutosi dall’ unità d’ Italia ad oggi, con forse, in parte, la sola eccezione del ventennio fascista, sono stati gli svariati casi di corruzione, incompetenza, favoritismi…
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